SI VENDE Finalmente la gente si indigna, a quanto pare. Si indignano i civili, si indignano gli operatori dell'edilizia, gli architetti. Tutti quelli che parlano e la sera la passano pure in Vucciria respirando degrado e munnizza.
Ora agiscono, ma prima?
L’arte è rivoluzione, rottura, anche dei limiti della mente. Svolge la sua funzione sempre attraverso un linguaggio poetico. La sua poetica è il metodo che persegue, il suo obiettivo è espandere la coscienza, e che altro se non, attraverso la coscienza, agire sulla realtà in maniera concreta, direccion: pa’ delante.
Spesso il gesto, l’atto, è di rottura, nei confronti della mentalità comune: esso sovverte le regole, desta un caso pubblico, eclatante, e si risolve nello scontro, aprendo una discussione ormai messa a tacere e soprattutto generando una reazione a catena di assunzione di responsabilità. Questa violazione della regola non è detto che si esprima ancora oggi sulla tela o in una installazione o performance al chiuso dei luoghi deputati. E i tanto citati ‘atti poetici’ non sono necessariamente lasciare un fiore di plastica arancione sul cassonetto della spazzatura, o vedere un cuore nella forma delle nuvole. Possono essere azioni performative la cui estetica, da non assoggettare al giudizio morale poiché di nessuna utilità, passa in secondo piano rispetto al senso di cui esse sono portatrici. Una cosa è capirne il significato, un'altra intuirne il senso profondo. Perché mai un individuo dovrebbe esporsi al giudizio collettivo che certamente lo condannerà, quando potrebbe agire nell’ombra, la notte, come tutti gli ‘amati picciotti’ e stuprare un monumento?
Ma il monumento non è stato stuprato, è stato fatto vivere con un segno rosso che ha chiamato tutti a occuparsene e prendersene cura.
La fontana è stata ‘ripulita’. Uwe scrive: “Dal 19 maggio 2014 i nostri concittadini con i nostri amati picciotti non buttano più le bottiglie di birra, i bicchieri di plastica, i resti dei panini e preservati usati nella fontana della piazza Garraffello.”
E ha ragione. Ora è stata tolta anche la munnizza dalla fontana, la spazzatura, mancano i fiori e il decoro sarà quello di un'edicola votiva. Ciò che sana è arte. Arte di sanare.
Uwe non ti conosco. Grazie. Vendesi ignoranza, ipocrisia ed incapacità.
Capita sempre così. L’arte contemporanea è costellata da questo mantra.
Che ci vuole a fare questo.
Anche un bambino lo può fare.
Quello che non si conosce non si apprezza e spesso addirittura per giustificare la propria ignoranza si tende addirittura a disprezzarlo, metterlo in ridicolo, mortificarlo ed umiliarlo.
Poi ci sono quelli che si indignano.
I puristi. I difensori del bello, della storia, del patrimonio architettonico, dell’ambiente, delle loro sorelle sempre vergini.
Ed infine ci sono gli incapaci che purtroppo in Italia spesso coincidono con quelli che fanno i proclami: nei prossimi sei mesi avremo risistemato, messo in sicurezza, restituito alla Città.
Sono cresciuto sin da piccolo, grazie a mio fratello con l’arte contemporanea e gli artisti in casa. Ne ho conosciuto migliaia e migliaia e tutti i giorni della mia vita da dieci anni a questa parte ne continuo a conoscere tantissimi. Nessuno come Uwe Jantsch.
Oggi gli artisti ( quelli affermati ) sono dei veri imprenditori: mercato, fiere, quotazioni, gallerie, curatori, musei e padrini vari. Uwe Jantsch è fuori da questo sistema.
Lui vive di Arte e per l’Arte. La sola Arte che in questo momento ha un senso.
L’Arte che ha una funzione sociale, che si mette al servizio di un territorio, che diventa strumento di crescita e sviluppo culturale, economico e sociale.
La scritta “Si vende” sulla fontana di Piazza Garraffello è una denuncia, un grido di allarme, un semplice atto rivoluzionario,una piccola guerra buona. Contro di chi? Contro l’indifferenza di tutti: non solo del governo della Città e dei media ma anche di tutti quei cittadini assopiti che non si accorgono del degrado che sta riconquistando non solo la Piazza ma anche le zone limitrofe della Vucciria.
“Si vende” della fontana a Palermo, “Mc Donald’s Riesi a 10 minuti”, “Durex” a Porto Empedocle sono solo delle modalità per riportare l’attenzione di tutti al degrado, all’abbandono, all’indifferenza. Ci siamo talmente abituati a tutto questo che non ci fa più effetto fino a quando un vandalo, delinquente, criminale artista non ci indigna perché “imbratta” qualcosa.
Chi si indigna da casa, grida allo scandalo e inneggia alla galera, si domandi cosa fa per il suo quartiere, per migliorarlo, renderlo più gradevole, tollerante ed inclusivo.
La prima volta che sono andato a Piazza Garraffello, con il mio amico Santo Di Miceli, è stato dodici anni fa; rimasi immediatamente affascinato da quel contesto, ancora molto degradato e per nulla rigenerato ma di grandissimo fascino grazie al lavoro di Uwe.
In quel periodo ci sono ritornato tante volte, avevo persino affittato un appartamentino che non arrivai ad abitare mai perché il fotografo Alfredo D’Amato ne aveva bisogno. In collaborazione con un altro caro amico, Francesco Pantaleone, nella sua galleria, organizzai la prima personale di Terry Richardson in Italia. Fu una serata indimenticabile e anche in quella occasione il lavoro performativo di Uwe fece la differenza. Cinquemila persone riempivano quella Piazza in una festa di cultura ed amicizia.
Con Uwe siamo bisticciati, non ci sentiamo da tanto tempo e le mie visite alla Vucciria si sono ridotte tantissimo. Ci sono ritornato per caso all’inizio di quest’anno, qualche settimana prima del crollo del 5 febbraio che ha determinato la chiusura della Piazza.
Quel venerdi di fine gennaio ho trovato un quartiere rinato, pieno di micro attività; pieno di giovani, musica, divertimento ed allegria. Pieno nuovamente di possibilità lavorative per i residenti, per la gente del quartiere. I miei cari amici milanesi di Esterni, campioni in progetti di rigenerazione urbana sono rimasti scioccati dall’energia di quel quartiere.
Solo quella sera ho capito fino in fondo quanto importante sia stato ed è il lavoro di Uwe Jaentsch e quanto indirettamente ed inconsapevolmente abbia e stia influenzando il lavoro che con Farm Cultural Park stiamo facendo a Favara. |