SI VENDE
Palermo, Vucciria, piazza Garraffello l’omonima fontana è lì al centro della piazza bianca di nuovo ed in carcere, letteralmente ingabbiata. Pochi giorni fa l’artista austriaco Uwe Jantsch aveva collocato al centro della fontana una scritta di vernice rossa: “Si Vende”. Arrivando alla vucciria la prima cosa che salta all'occhio è il degrado, le macerie di un intero quartiere che letteralmente si sgretola e crolla, eppure a crollare non sono i palazzoni di via libertà, figli del degrado edilizio del sacco di Palermo; a sgretolarsi e crollare sono palazzi storici, il cui valore artistico e monumentale è difficile da stimare. Il degrado è tale da risultare inverosimile, provate ad immaginare il Palazzo Vecchio fiorentino che crolla e provate ad immaginare un’intera città che dinanzi ad uno scempio del genere rimane inerme ed indifferente, qualcosa di assolutamente immaginario, vero? Eppure alla vucciria accade proprio questo. Impossibile da trovare un simile scempio in qualsiasi posto d’Italia, d’Europa. In una piazza in cui crollano palazzi storici e logge tra l’indifferenza delle amministrazioni locali e della popolazione; Uwe Jantsh compie un atto d’amore imbrattando con la vernice rossa la fontana cinquecentesca con la scritta “Si Vende”, gesto indubbiamente forte ma il più grande gesto d’amore che poteva farsi a quella fontana, ponendo così l’attenzione sulla sua condizione di fragilità e precarietà, la fontana è posta tra le macerie e rischia di andar perduta per sempre se non vengono realmente sistemati e messi in sicurezza gli edifici che si sgretolano. Tuttavia il gesto dell’artista austriaco non è piaciuto a molti e continuando a tacere sul degrado abissale della vucciria, buona parte della popolazione palermitana ha additato l’artista austriaco come vandalo, vi cito le parole dell’architetto Caterina Risica che commenta così l’accaduto: “Mi chiedo come sia possibile deturpare spavaldamente con una bomboletta spray la fontana di piazza Garraffello senza che questo 'artista' sia multato. Mi chiedo inoltre se l'amministrazione comunale intenda tollerare questo gesto e se lo smacchiamento sarà a carico della collettività?" L’architetto si domanda come sia possibile che accada questo ma non si domanda come sia possibile che la piazza, l’intero quartiere si trovi in questa situazione di degrado, ancora la signora si chiede se l’amministrazione comunale tolleri il gesto e chiede che le spese per il ripristino della fontana siano a carico dell’artista, tuttavia non si domanda nulla sulle spese di ripristino di uno dei più importanti quartieri del centro storico di Palermo. Complimenti architetto e complimenti a buona parte dei palermitani! Il centro storico di una città italiana è il cuore della città stessa. In una città in cui si sgretola il suo centro storico, è come se si sgretolasse il cuore stesso, la città è destinata alla morte, questo risulta troppo difficile da comprendere alla signora Risica, invece credo che sia molto chiaro ad Uwe Jantsch, che mi sento di ringraziare per i suoi gesti d’amore! Stamattina giungo alla Vucciria e lì incontro Costanza Lanza di Scalea seduta dietro l’ultima trovata di Uwe, il suo bancomat. Rimango lì scatto qualche foto e mi soffermo a chiacchierare con lei ed un bambino affidato a Costanza dal padre che si era allontanato. Poi arriva anche lui, Uwe. Rimango molto colpito quando Costanza mi mostra la fotografia della fontana imbrattata da Uwe, dalla reazione del bambino, che mostrando molto più acume, molta più sensibilità e perspicacia dell’architetto dice: “No! Non dobbiamo vendere la fontana, la voglio qui!”. Proprio le parole di un bambino della vucciria restituiscono giustizia all'artista. Il bambino si è reso conto dell’importanza del bello, bellezza fine a se stessa. Proprio un bimbo della vucciria si rivela un animo nobile e sensibile in grado di scorgere la bellezza e il pericolo di perderla a differenza dell’architetto e di quanti criticano duramente l’artista, il bimbo di “strada” ha una sensibilità superiore! Uwe vive a Palermo, alla vucciria da diversi anni ormai e molto verosimilmente credo che stia educando la popolazione a lui vicina al bello, e questo credo che sia il dono d’amore più grande che possa farsi ad una città come Palermo. L’educazione al bello non è cosa da poco, se gli italiani fossero sensibili a bello, Berlusconi non avrebbe governato per 20 anni anche semplicemente perché di cattivo gusto, Napoli non sarebbe mai stata sommersa dai rifiuti, Pompei non avrebbe avuto i crolli e la vucciria e il centro storico di Palermo sarebbero splendenti. Concludo dicendo che quando in una città i filosofi e gli artisti si ribellano, la situazione sta precipitando in maniera vorticosa.
Salvatore Borzellino 27 maggio 2014

Finalmente la gente si indigna, a quanto pare. Si indignano i civili, si indignano gli operatori dell'edilizia, gli architetti. Tutti quelli che parlano e la sera la passano pure in Vucciria respirando degrado e munnizza. Ora agiscono, ma prima? L’arte è rivoluzione, rottura, anche dei limiti della mente. Svolge la sua funzione sempre attraverso un linguaggio poetico. La sua poetica è il metodo che persegue, il suo obiettivo è espandere la coscienza, e che altro se non, attraverso la coscienza, agire sulla realtà in maniera concreta, direccion: pa’ delante. Spesso il gesto, l’atto, è di rottura, nei confronti della mentalità comune: esso sovverte le regole, desta un caso pubblico, eclatante, e si risolve nello scontro, aprendo una discussione ormai messa a tacere e soprattutto generando una reazione a catena di assunzione di responsabilità. Questa violazione della regola non è detto che si esprima ancora oggi sulla tela o in una installazione o performance al chiuso dei luoghi deputati. E i tanto citati ‘atti poetici’ non sono necessariamente lasciare un fiore di plastica arancione sul cassonetto della spazzatura, o vedere un cuore nella forma delle nuvole. Possono essere azioni performative la cui estetica, da non assoggettare al giudizio morale poiché di nessuna utilità, passa in secondo piano rispetto al senso di cui esse sono portatrici. Una cosa è capirne il significato, un'altra intuirne il senso profondo. Perché mai un individuo dovrebbe esporsi al giudizio collettivo che certamente lo condannerà, quando potrebbe agire nell’ombra, la notte, come tutti gli ‘amati picciotti’ e stuprare un monumento? Ma il monumento non è stato stuprato, è stato fatto vivere con un segno rosso che ha chiamato tutti a occuparsene e prendersene cura. La fontana è stata ‘ripulita’. Uwe scrive: “Dal 19 maggio 2014 i nostri concittadini con i nostri amati picciotti non buttano più le bottiglie di birra, i bicchieri di plastica, i resti dei panini e preservati usati nella fontana della piazza Garraffello.” E ha ragione. Ora è stata tolta anche la munnizza dalla fontana, la spazzatura, mancano i fiori e il decoro sarà quello di un'edicola votiva. Ciò che sana è arte. Arte di sanare. Uwe non ti conosco. Grazie.
Silvia di Blasi 1 giugno 2014

Vendesi ignoranza, ipocrisia ed incapacità. Capita sempre così. L’arte contemporanea è costellata da questo mantra. Che ci vuole a fare questo. Anche un bambino lo può fare. Quello che non si conosce non si apprezza e spesso addirittura per giustificare la propria ignoranza si tende addirittura a disprezzarlo, metterlo in ridicolo, mortificarlo ed umiliarlo. Poi ci sono quelli che si indignano. I puristi. I difensori del bello, della storia, del patrimonio architettonico, dell’ambiente, delle loro sorelle sempre vergini. Ed infine ci sono gli incapaci che purtroppo in Italia spesso coincidono con quelli che fanno i proclami: nei prossimi sei mesi avremo risistemato, messo in sicurezza, restituito alla Città. Sono cresciuto sin da piccolo, grazie a mio fratello con l’arte contemporanea e gli artisti in casa. Ne ho conosciuto migliaia e migliaia e tutti i giorni della mia vita da dieci anni a questa parte ne continuo a conoscere tantissimi. Nessuno come Uwe Jantsch. Oggi gli artisti ( quelli affermati ) sono dei veri imprenditori: mercato, fiere, quotazioni, gallerie, curatori, musei e padrini vari. Uwe Jantsch è fuori da questo sistema. Lui vive di Arte e per l’Arte. La sola Arte che in questo momento ha un senso. L’Arte che ha una funzione sociale, che si mette al servizio di un territorio, che diventa strumento di crescita e sviluppo culturale, economico e sociale. La scritta “Si vende” sulla fontana di Piazza Garraffello è una denuncia, un grido di allarme, un semplice atto rivoluzionario,una piccola guerra buona. Contro di chi? Contro l’indifferenza di tutti: non solo del governo della Città e dei media ma anche di tutti quei cittadini assopiti che non si accorgono del degrado che sta riconquistando non solo la Piazza ma anche le zone limitrofe della Vucciria. “Si vende” della fontana a Palermo, “Mc Donald’s Riesi a 10 minuti”, “Durex” a Porto Empedocle sono solo delle modalità per riportare l’attenzione di tutti al degrado, all’abbandono, all’indifferenza. Ci siamo talmente abituati a tutto questo che non ci fa più effetto fino a quando un vandalo, delinquente, criminale artista non ci indigna perché “imbratta” qualcosa. Chi si indigna da casa, grida allo scandalo e inneggia alla galera, si domandi cosa fa per il suo quartiere, per migliorarlo, renderlo più gradevole, tollerante ed inclusivo. La prima volta che sono andato a Piazza Garraffello, con il mio amico Santo Di Miceli, è stato dodici anni fa; rimasi immediatamente affascinato da quel contesto, ancora molto degradato e per nulla rigenerato ma di grandissimo fascino grazie al lavoro di Uwe. In quel periodo ci sono ritornato tante volte, avevo persino affittato un appartamentino che non arrivai ad abitare mai perché il fotografo Alfredo D’Amato ne aveva bisogno. In collaborazione con un altro caro amico, Francesco Pantaleone, nella sua galleria, organizzai la prima personale di Terry Richardson in Italia. Fu una serata indimenticabile e anche in quella occasione il lavoro performativo di Uwe fece la differenza. Cinquemila persone riempivano quella Piazza in una festa di cultura ed amicizia. Con Uwe siamo bisticciati, non ci sentiamo da tanto tempo e le mie visite alla Vucciria si sono ridotte tantissimo. Ci sono ritornato per caso all’inizio di quest’anno, qualche settimana prima del crollo del 5 febbraio che ha determinato la chiusura della Piazza. Quel venerdi di fine gennaio ho trovato un quartiere rinato, pieno di micro attività; pieno di giovani, musica, divertimento ed allegria. Pieno nuovamente di possibilità lavorative per i residenti, per la gente del quartiere. I miei cari amici milanesi di Esterni, campioni in progetti di rigenerazione urbana sono rimasti scioccati dall’energia di quel quartiere. Solo quella sera ho capito fino in fondo quanto importante sia stato ed è il lavoro di Uwe Jaentsch e quanto indirettamente ed inconsapevolmente abbia e stia influenzando il lavoro che con Farm Cultural Park stiamo facendo a Favara.
Andrea Bartoli 2 giugno 2014


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